Polemiche importanti

La “crisi” del marxismo di fine Ottocento

Per un inquadramento generale si veda: [P.C. Masini], “La crisi del marxismo” (Una polemica di fine secolo), in F.S.Merlino, Concezione critica del socialismo libertario, a cura di Pier Carlo Masini e Aldo Venturini, Firenze, La Nuova Italia, 1957.

► Eduard Bernstein, Lettera ad Antonio Labriola (in La pretesa crisi del marxismo), «Avanti!» (Roma), a. 3, n. 879, 29 maggio 1899, p. 1.

La polemica con Leonida Bissolati, direttore dell’«Avanti!» (1898-1901)

► Leonida Bissolati, Niente equivoci, «Avanti!» (Roma), a. 2, n. 729, 29 dicembre 1898, p. 1.

► F.S.Merlino, Lettera al direttore , datata Napoli 29 dicembre 1898, in polemica con Leonida Bissolati, a. 3, n. 733, 2 gennaio 1899, p. 1 [con una lettera di Giovanni Domanico e una replica di L. Bissolati (Guerra all’equivoco)].

► Leonida Bissolati, Uno spostato, «Avanti!», a. 3, n. 859, 9 maggio 1899, p. 1.

► F.S.Merlino, Contro l’equivoco. Batti, ma ascolta! Difesa d’uno “spostato”, a. 3, n. 862, 12 maggio 1899, p. 1-2 [Lettera al direttore, datata Roma 10 maggio 1899, sempre in polemica con Leonida Bissolati (con una replica dello stesso Bissolati] .

► F.S.Merlino, Coda di polemica. Lettera al direttore, datata 12 maggio 1899, in risposta a Leonida Bissolati, a. 3, n. 864, 14 maggio 1899, p. 2 [con replica dello stesso L. Bissolati].

► Leonida Bissolati, L’intervista delle contraddizioni, «Avanti!», a. 5, n. 1662, 26 luglio 1901, p. 2.

Leonida Bissolati (1857-1920)


La fine dell’anarchismo?

“Dal 16 al 20 giugno 1907 — preceduto da ampie relazioni pubblicate sulla stampa anarchica, nonché dall’attività e dal dibattito interno dei gruppi — si celebrò a Roma quello che venne chiamato il «Primo Congresso Anarchico Italiano», sulla cui opportunità si erano avute anche molte ed accese discussioni preliminari. In detto Congresso vennero prese — ad unanimità assoluta, o quasi — delle risoluzioni di un certo interesse che riguardavano, non soltanto iniziative di attuazione immediata riferibili all’azione propagandistica, ma anche tematiche più generali d’ordine ideologico, come la posizione dell’anarchismo nei confronti del socialismo, dell’individualismo stirneriano, della massoneria, della religione, etc. Fu in occasione di questo Congresso che il pubblicista Cesare Sobrero intervistò Saverio Merlino (allontanatosi dal movimento anarchico intorno al 1899) per conoscere la “situazione” del “partito anarchico e ricercarne il probabile avvenire”; la intervista, col titolo La fine dell’Anarchismo venne pubblicata su «La Stampa» di Torino, e poi su «L’Ora» di Palermo, su «L’Unione» di Tunisi, etc. Luigi Fabbri, allora redattore con Pietro Gori, de «II Pensiero», subito dopo aver letto il testo di quell’intervista, indirizzò una lettera personale al Merlino esprimendo, tra l’altro, la sua meraviglia ed il suo dispiacere; ed al Merlino, il quale rispose che l’intervista pubblicata era “una fedele riproduzione” del suo pensiero, tranne che per il solo titolo, lo stesso Fabbri replicava pubblicamente contestando le affermazioni merliniane. Al Fabbri faceva eco, dall’ America, Luigi Galleani con una serie di articoli, pubblicati su «Cronaca Sovversiva», i quali furono successivamente raccolti in volume col titolo La fine dell’anarchismo?  L’intervista del Merlino non soltanto sottolineava lo stato di crisi in cui si dibatteva il movimento anarchico dei primi anni di questo secolo, ma estendeva la critica anche alla stessa base ideologica dell’anarchismo. Infatti, nella lettera diretta al Fabbri, alla quale s’è accennato più sopra, il Merlino ribadiva il contenuto dell’intervista, scrivendo testualmente: “Io, dunque, ho detto che il partito anarchico da venti anni si dibatte ancora tra il socialismo libertario e l’individualismo amorfo; che esso non produce più né uomini, né idee; che esso non opera più, e solamente compie un’opera — utile, questa, ma non bastevole a giustificarne l’esistenza — di propaganda de’ principii essenziali e fondamentali del Socialismo presso quella moltitudine di persone, che, per temperamento, per partito preso, per tradizioni locali e per altre qualsiansi ragioni rifugge dalla disciplina di partito e dalle schermaglie elettorali e parlamentari”. Poiché questo giudizio critico non proveniva dal solito “orecchiante” a caccia di notorietà, ma da una persona seria ed equilibrata che, in passato, era stato un anarchico fervido e coraggioso e che, anche allora, godeva le simpatie degli ambienti anarchici, non si poteva lasciar passare sotto silenzio quella critica; e la risposta fu data — come s’è detto — dal Fabbri, prima, in forma cordiale ma decisa, e dal Galleani, poi, in modo più esteso ed organico, ma sempre in forma risoluta e sul piano del sereno dibattito. Lo scritto del Galleani, sia pure originato da uno spunto contingente quale fu appunto l’intervista del Merlino, di fronte al duro giudizio di un avversario generoso e stimato, non poteva non affrontare tutta, o quasi, la problematica dell’anarchismo, sia per quanto concerneva l’essenza ideologica di esso e sia per quanto riguardava l’espressione di questa ideologia sul piano pratico del momento. In questo scritto, il Galleani — più noto come brillante polemista dai toni accesi e dalle vivide immagini — riesce a trovare la pacatezza e la serenità dello storiografo, anche se sono facilmente percepibili la foga ed il fremito del suo stile battagliero nel periodare, quasi sempre ampio e sonoro, ed, a volte, secco e sostenuto” (Dalla Presentazione di Giuseppe Rose alla ristampa di Luigi Galleani, La fine dell’anarchismo?, Cesena, L’Antistato, 1966).

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-F.S.Merlino, La fine dell’anarchismo?, a. 5, n. 14, 16 luglio 1907 [si veda anche la replica di Luigi Fabbri, Il Movimento anarchico contemporaneo, ivi, pp. 211-214]

Luigi Galleani (1861-1931)

► Luigi Galleani, La fine dell’anarchismo?, Cesena, L’Antistato, 1966, pp. 133.